giovedì 25 febbraio 2010



LA DIMENSIONE ESOTERICA DEL RESET

La luce acceca, la tenebra impedisce la visione, e nel silenzio del cosmo, fitto di segnali, emerge la stupidità degli uomini, che usano le forze e impiegano le invenzioni agendo brutalmente contro il mondo e se stessi. La natura non risponde alle domande, quando sono prive del semplice stupore, e quindi tace, mentre ogni pietra, ogni pianta, ogni mattino del mondo, con le sue piogge e le sue aurore, suggeriscono solo all’arte e all’innocenza infantile mille "realtà" pregne di significato. La soluzione dell’enigma risiede nell’intimo chiarore dell’uomo; in un apparire rifattosi "mistero".

Il silenzio del cosmo si compone di simboli, ma il colore del frutto ancoranon parla all’uomo del suo farsi sapore, e il ritorno ciclico delle stagioni non gli ricorda più l’eterno ritorno delle anime. I pianeti tracciano ellissi, disegnando lettere d’alfabeti che l’uomo non riconosce, ed i venti sussurrano alla sua ignoranza ignoti messaggi pieni di significato. Il cosmo ci interroga, pieno fino all’orlo come la coppa del Grahal, e ci invita a porre la domanda che ci illumini sul senso del suo percorso.

La natura tace e attende: lo spirito è questa attesa d’ascolto perenne, questo fermarsi consapevole nella ricerca dei significati all’interno dei segni. Il canto degli uccelli apostrofa gli uomini con la voce di un Dio, ed indica che in ogni suono, e in ogni silenzio, c’è un senso implicito che va compreso. Ogni uomo talvolta avverte la voce che gli mormora il proprio
intimo senso, svelandosi attraverso il gioco delle somiglianze, che sono accolte con infantile stupore solo da chi frequenta la creatività. Eccoci quindi a porre la questione ultima del mistero, vibrando l’unico quesito che consegna, chi lo pone, all’enigma; mettendolo faccia a faccia con se stesso:

C’è un segreto nel mondo?
Chi lo possiede? Come lo si può condividere?

È questo il punto estremo, perché interrogarsi sul mistero è chiedere di se stessi, in un pesarsi che soppesa il mondo. Chi non si chiede se il cosmo abbia un segreto, e come accedervi, non attingerà mai alla propria umanità, perché uomo è colui che si spezza, o si rafforza, nello svelarsi del proprio mistero.

Chi interroga la Sfinge fa vacillare il proprio statuto d’uomo,
sospendendosi fra l’alto e il basso, come l’Appeso della 12a Lama, perso per entrambe, ma centrato in un cuore che, oltre la mente che nega e giustifica, contiene un nucleo che sa eliminare da sé ogni opposizione.



LA DIMENSIONE VIVENTE DEL RESET


La luce è vista esterna, la tenebra visione interiore, e nell’unione di entrambe sta la compiutezza del "vedere", ed il senso reale d’ogni "veggenza". All’Intuizione libera dai preamboli del pensiero e dalla pena del pensare, ogni cosa parla chiaramente. Laddove non vi sono né domande né risposte, c’è lo svelarsi nitido d’ogni significato. Dov’è l’Enigma? Dove allora il Mistero?

Nell’essere ciò che si è ogni alfabeto svanisce, ogni Mistero della mente dilegua. Ma finché non sappiamo ciò che siamo, questa ignoranza fa di noi un segreto indecifrabile. La mente s’interroga, piena di quesiti fino all’orlo, ma nella sua ricettività cava ed ossessiva, non c’è luce reale: solo bagliori riflessi. La Natura tace, perché noi parliamo troppo, e perché le nostre aspettative travisano ogni vero significato dei suoi simboli.
Non sentiamo la voce degli Dei, perché quello che ci aspettiamo d’udire è un suono, e non il Silenzio che comprende ed elimina ogni rumore, lasciando intatta ed integra solo la vibrazione inaudita. Il mondo è un segreto che si svela; tu lo possiedi solo nella condivisione. Questo è il punto d’inizio e fine, in cui tu e il mondo formate il Doppio: Dio e Uomo, in un unico istante.

Nessun posto in cui andare od essere, se non Qui ed Ora. Tu sei la Sfinge muta, e sei il silenzio libero dalle parole. Presenza senza possibili schemi di riferimento.

Mauro Likar

ESOTERISMI


LA PRASSI MAGICO-ESOTERICA

I detentori del potere possono vietare, screditare e travisare l’esoterismo, ma l’esoterismo non se ne cura, perché esso non definisce se stesso rapportandosi ad una qualche società o cultura. L’esoterismo non è un’ideologia, ma una tradizione che forma da sé i propri quadri di riferimento e si situa solo in rapporto a se stessa.
L’Alchimista, il Mago, lo Shamano non si comparano ai tecnici, ai chimici, o ai rappresentanti della classe medica; essi si confrontano solo con i propri pari.

L’esoterismo non trasmette le proprie conoscenze attraverso l’imitazione educativa. Esso si rigenera costantemente restando sempre originale ed autentico, perché l’allievo diviene maestro solo quando vive personalmente l’insegnamento che ha ricevuto. L’esoterismo è una tradizione individuale e individuante, che,
ponndosi in relazione con dimensioni di saggezza ancestrale, costantemente si riaccende e rigenera.

La cultura profana si identifica nel linguaggio, l’esoterismo si interessa alle qualità dei diversi silenzi, ed ai simboli che celebrano i misteri degli Archetipi divini. La parola della "lingua segreta degli uccelli", apre alla percezione diretta dei misteri della natura, e dona il potere di pre-dire senza ricorrere alla dizione esteriore; essa è un avvenimento che si rinnova: uno scambio di segni che rigenera il mondo.

L’esoterismo si auto-esprime senza bisogno di interpreti, con il suo muto linguaggio che non nasconde e non rivela, ma costringe ad immaginare ciò che indica. Esso non divulga un sapere, ma invita alla partecipazione del segreto, istruendo su ciò che non può essere detto, ma che deve essere vissuto. L’esoterismo dispone di labirinti, enigmi, eventi, danze, miti, ed elabora mezzi abili attraverso cui la conoscenza viene suggerita e svelata senza essere per questo violata o volgarizzata. Così, anche se conosciuta, la sapienza resta sempre intatta: vergine per ognuno. Il simbolismo esoterico non è un linguaggio culturale, ma l’espressione di una natura che mostra nude immagini e corrispondenze accessibili a seconda della comprensione di ognuno; una rete di analogie in cui ogni spirito istituisce ed intuisce i propri profondi nessi viventi.

In questo modo il mistero resta integro, e nasce la conoscenza di un sapere non appreso, che lascia vivere inalterato il segreto stuporedell’innocenza divina. La logica exoterica, fondandosi sulla contrapposizione fra oggetto e soggetto, rende l’uomo estraneo al mondo, e fa del sapere una costruzione intellettuale acquisita con sforzo. Il sapere esoterico poggia, invece, sull’omologia fra l’uomo ed il mondo, affermando che il simile conosce il simile e il contrario il contrario, perché tutto è in tutto e il microcosmo riassume in sé il macrocosmo. La logica exoterica ritiene ideale il linguaggio delle matematiche; l’espressione esoterica usa, invece, il simbolo primordiale: espressione capace di istituire connessioni non convenzionali e non locali fra il significante ed il significato. Se la filosofia pretende di essere una ricerca della verità, ogni esoterismo si presenta, invece, come possesso di un segreto, e come un metodo per conoscere direttamente la verità. Il metodo esoterico del RESET ENERGY SYSTEM, evidenzia l’universalità di un insegnamento, integrandolo con la presenza di qualcosa di anteriore. Il sistema delle corrispondenze, delle analogie, edella "signatura rerum", presuppone una concezione olgrafica della mente, che situa la metafisica nell’eterno presente. Mentre i critici cercano le influenze, la diffusione, la storia, le fonti di una corrente esoterica, l’esoterismo rivela l’unità degli Archetipi divini.


SUPERARE OGNI PRAXIS

Ogni preteso esoterismo, ogni Prassi, è un inutile fraintendimento, chepretende di definire l’indefinito: l’indefinibile. Ogni cultura è una menzogna con cui tradisci te stesso, ogni Tecnica è una fissità paralizzante, ogni Tradizione è un fatale tradimento educativo. Tu vivi, ed ama ciò che in te vive; il resto è l’inutile accumulo di opinioni e confronti altrui. Supera ogni idea di Maestria ed apprendimento, ed apriti alla Natura in te. Non pre-dire nulla, taci, e in quel silenzio gravido d’una luce che elimina ogni immagine, partecipa a te stesso!

Vivi vissuto, fuori dai labirinti del sapere, libero da enigmi, danze, miti, riti, e abili mezzi d’incantesimo. Tu sei lo spazio intatto e sempre vergine di ciò che vive in te, e di te. Fra stupore ed innocenza, dov’è l’analogia? La logica è l’estraniarsi dal molteplice, per costruire, con estremo sforzo, l’impalcatura intellettuale d’una ennesima sciocchezza. Se tutto è in ogni cosa, Tu sei ovunque, e niente di ciò che esiste può mancare in te.

Segreti e metodi sono truffe convenzionali: pretesti per vendere a caro prezzo una falsa verità; un’inutile analogia. Tu corrispondi solo a te stesso, e solo ciò che sei, e puoi essere, corrisponde a te. Non cercare altri Archetipi.


Mauro Likar

martedì 23 febbraio 2010




LA DIMENSIONE ESOTERICA DEL RESET

La luce acceca, la tenebra impedisce la visione, e nel silenzio del cosmo, fitto di segnali, emerge la stupidità degli uomini, che usano le forze e impiegano le invenzioni agendo brutalmente contro il mondo e se stessi. La natura non risponde alle domande, quando sono prive del semplice stupore, e quindi tace, mentre ogni pietra, ogni pianta, ogni mattino del mondo, con le sue piogge e le sue aurore, suggeriscono solo all’arte e all’innocenza infantile mille “realtà” pregne di significato. La soluzione dell’enigma risiede nell’intimo chiarore dell’uomo; in un apparire rifattosi “mistero”.

Il silenzio del cosmo si compone di simboli, ma il colore del frutto ancora non parla all’uomo del suo farsi sapore, e il ritorno ciclico delle stagioni non gli ricorda più l’eterno ritorno delle anime. I pianeti tracciano ellissi, disegnando lettere di alfabeti che l’uomo non riconosce, ed i venti sussurrano alla sua ignoranza ignoti messaggi pieni di significato. Il cosmo ci interroga, pieno fino all’orlo come la coppa del Grahal, e ci invita a porre la domanda che ci illumini sul senso del suo percorso.

La natura tace e attende: lo spirito è questa attesa d’ascolto perenne, questo fermarsi consapevole nella ricerca dei significati all’interno dei segni. Il canto degli uccelli apostrofa gli uomini con la voce di un Dio, ed indica che in ogni suono, e in ogni silenzio, c’è un senso implicito che va compreso. Ogni uomo talvolta avverte la voce che gli mormora il proprio intimo senso, svelandosi attraverso il gioco delle somiglianze, che sono accolte con infantile stupore solo da chi frequenta la creatività.
Eccoci quindi a porre la questione ultima del mistero, vibrando l’unico quesito checonsegna, chi lo pone, all’enigma; mettendolo faccia a faccia con se stesso:

C’è un segreto nel mondo?

Chi lo possiede?
Come lo si può condividere?

mercoledì 17 febbraio 2010

AGNOSIS


AGNOSIS.

Le religioni popolari, templari o laiche che siano, emergono dall'ossessione delle razze, dai desideri della specie, e soppiantano, nel rito comune, liturgico e spettacolare, l'intimo colloquio con il Dio in ognuno. L'uomo vi si trova invischiato fin dalla nascita, coinvolto in prassi liturgiche d’auto-alienazione che lo consegnano, inerme, alla possessione collettiva.

Battesimo, Circoncisione, Iniziazioni, Tabù tribali, Educazione, obbligano l’individuo al rispetto, passivo, di un antico sopruso: alla tutela esautorante, che le confessioni religiose esercitano, su ogni soggetto nato sotto il loro dominio, anche quando questi mal sopporti, o non approvi per nulla, il diritto che esse pretendono di poter esercitare: sulla sua vita materiale, e sulla sua anima.

Per eliminare le paure ed i preconcetti, che le religioni hanno indotto e producono negli psichismi individuali, è necessario sciogliere i nodi: svelare la congiura sacerdotale, che condiziona la nostra vita, togliendo alle autorità religiose la maschera superstiziosa, integralista o serafica, per mostrarne il volto pietrificante: di Medusa.

L'orrore integralista d’ogni guerra di religione, e d’eresia, nasce e si spiega a partire dalla visione egemone delle regie sacerdotali, che sostituiscono il proprio pre-testo divino al Dio o Daimon individuante, trasformando gli uomini in servi, o in avversari belligeranti, ed irrigidendoli nella lotta eterna: fra un Bene, da loro stesse rappresentato, e un Male, che esse stesse dirigono e perseguono.

Chiediamoci dunque, perché mai Israele, piccolo paese marginale e apparentemente ininfluente, sia diventato, anche per milioni di individui non ebrei, e che gli ebrei disprezzano, la Terra Santa; e meditiamo, sul fatto che, più di un miliardo di persone, considera una letteratura nazionale ebraica, che non è affatto la loro, come la propria Sacra Bibbia; fa di una donna ebrea, l'ideale della femminilità e della maternità, e pone, al centro della propria devozione, e dei propri ideali divini, un uomo della stessa etnia giudaica, condannato, come pericoloso criminale, alla pena capitale della croce.


Mauro Likar

domenica 14 febbraio 2010

LYKOS


Mauro Likar


Lykos


Il«Carattere Lupo» non partecipa al patto di assuefazione e dominio domestico incarnato dalle città civilizzate; non si ammansisce nel sicuro recinto dell’ovile sociale, e salvaguarda per prima cosa la propria indipendenza, anche a rischio della solitudine e di una incomprensione generale, che giunge fino alla proscrizione, alla persecuzione, o all’auto emarginazione Volontaria.


«Lupo» è uno che si ribella e sottrae alla tagliola della società civile, e alle sue regole di studiata e bonaria debolezza, opponendosi radicalmente alla sedentarietà appresa, e all’impiego degli artifici collettivi che garantiscono la sopravvivenza accanita: dei peggiori e degli inetti, a scapito dei migliori e dei più vigorosi. Egli resta profondamente selvaggio, nel senso di intimamente vicino alla natura e alle sue leggi eterne: interamente occupato nella soluzione dei problemi reali che si presentano sulla sua strada.


Il «Lupo» affronta queste sfide in modo autentico e diretto, e non accampa scuse che aggirino l’ostacolo, né inventa simulacri, o surrogati di lotta, che sostituiscano l’attacco risolutore, e il sacrificio che esso comporta. Preso nella tagliola, o nella morsa sociale, può decidere di auto mutilarsi, staccandosi una zampa a morsi, pur di restare libero e padrone di sé. Con il transito nelle tenebre dei secoli cristiani, lo «Spirito del Lupo» è stato condannato come demoniaco, come ribelle asociale ed anacronistico, revocato ed oppresso nella maggioranza dei popoli, fattisi ormai stanziali e sedentari.

Ma talvolta, esso riappare inatteso in alcuni individui eccezionali, che prendendo coscienza del proprio irrinunciabile spirito di libertà e di rivolta, possono ancora affermare consapevolmente:


« Io mi sento bruciare da una sete selvaggia di sensazioni violente, da un intenso furore contro quest’esistenza neutra, piatta, regolare e sterilizzata.

Il mio è un desiderio forsennato di devastare, di creare controsensi, di sberleffare gli idoli più rispettati, di aiutare l’evasione degli adolescenti in rivolta, di eccitare, di eccitarmi, di sedurre e concupire un fanciullo, o di esserne affascinato; oppure di torcere il collo ad un qualsiasi rappresentante dell’ordine borghese.

Perché io detesto, maledico ed aborrisco, dal più profondo del mio cuore, questa beatitudine fittizia, questa salute malata, questa comodità ossidante, quest’ottimismo trasognato, questa grassa e prospera elevazione del mediocre e dell’ordinario, a spese dell’eccezionale e dello straordinario.»


Simili individui “Demoniaci” possono definirsi «Lupi» a tutti gli effetti e dire a se stessi: «È difficile trovare la Pista e la traccia sottile del Dio, in mezzo agli odori nauseabondi di questa vita infra-umana, così soddisfatta di sé, così borghese, così antispirituale ed artificiosa; fatta di affari fetidi, di politica mondana, e di miserabili compromessi, fin troppo umani!


Ma Io sono un Lupo: un ruvido eremita delle foreste, piombato in mezzo ad un mondo di cui non condivido le volubili ambizioni, e di cui non apprezzo i piaceri incompleti!


Ciò che mi scuote dandomi gioia, emozione, estasi, piacere ed elevazione, questo mondo lo ignora, lo fugge come dannato e, tutt’al più, lo tollera nella poesia dei poeti morti, che appunto perché cadaveri, può considerare ormai suoi, trattandolo però, nei vivi, come un fomento e una flogosi di inaccettabile follia.


In effetti, se il gregge americanizzato ed ebraicizzato dei conformi ha ragione, se questa musica, questi rituali collettivi, questi uomini spezzati e remissivi contenti di così tanta pochezza, e così esperti di lussuosi nulla, hanno ragione, io sono certamente un folle, o un Demone; ma sono, e voglio restare, pur tuttavia, un Lupo delle tempeste: un Barbaro impeccabile, di Luce e folgori, che non si fa imprigionare dalle critiche di un mondo estraneo e per lui imperdonabile.


Io, il Lupo della Luce, sono il Dio disperso nell’uomo, che non trova più in esso il suo clima e la sua aura; il suo cibo, e la sua reale Dimora.»


Mauro Likar