LA DIMENSIONE ESOTERICA DEL RESET
Il silenzio del cosmo si compone di simboli, ma il colore del frutto ancoranon parla all’uomo del suo farsi sapore, e il ritorno ciclico delle stagioni non gli ricorda più l’eterno ritorno delle anime. I pianeti tracciano ellissi, disegnando lettere d’alfabeti che l’uomo non riconosce, ed i venti sussurrano alla sua ignoranza ignoti messaggi pieni di significato. Il cosmo ci interroga, pieno fino all’orlo come la coppa del Grahal, e ci invita a porre la domanda che ci illumini sul senso del suo percorso.
La natura tace e attende: lo spirito è questa attesa d’ascolto perenne, questo fermarsi consapevole nella ricerca dei significati all’interno dei segni. Il canto degli uccelli apostrofa gli uomini con la voce di un Dio, ed indica che in ogni suono, e in ogni silenzio, c’è un senso implicito che va compreso. Ogni uomo talvolta avverte la voce che gli mormora il proprio intimo senso, svelandosi attraverso il gioco delle somiglianze, che sono accolte con infantile stupore solo da chi frequenta la creatività. Eccoci quindi a porre la questione ultima del mistero, vibrando l’unico quesito che consegna, chi lo pone, all’enigma; mettendolo faccia a faccia con se stesso:
C’è un segreto nel mondo? Chi lo possiede? Come lo si può condividere?
È questo il punto estremo, perché interrogarsi sul mistero è chiedere di se stessi, in un pesarsi che soppesa il mondo. Chi non si chiede se il cosmo abbia un segreto, e come accedervi, non attingerà mai alla propria umanità, perché uomo è colui che si spezza, o si rafforza, nello svelarsi del proprio mistero.
Chi interroga la Sfinge fa vacillare il proprio statuto d’uomo, sospendendosi fra l’alto e il basso, come l’Appeso della 12a Lama, perso per entrambe, ma centrato in un cuore che, oltre la mente che nega e giustifica, contiene un nucleo che sa eliminare da sé ogni opposizione.
LA DIMENSIONE VIVENTE DEL RESET
La luce è vista esterna, la tenebra visione interiore, e nell’unione di entrambe sta la compiutezza del "vedere", ed il senso reale d’ogni "veggenza". All’Intuizione libera dai preamboli del pensiero e dalla pena del pensare, ogni cosa parla chiaramente. Laddove non vi sono né domande né risposte, c’è lo svelarsi nitido d’ogni significato. Dov’è l’Enigma? Dove allora il Mistero?
Nell’essere ciò che si è ogni alfabeto svanisce, ogni Mistero della mente dilegua. Ma finché non sappiamo ciò che siamo, questa ignoranza fa di noi un segreto indecifrabile. La mente s’interroga, piena di quesiti fino all’orlo, ma nella sua ricettività cava ed ossessiva, non c’è luce reale: solo bagliori riflessi. La Natura tace, perché noi parliamo troppo, e perché le nostre aspettative travisano ogni vero significato dei suoi simboli.
Non sentiamo la voce degli Dei, perché quello che ci aspettiamo d’udire è un suono, e non il Silenzio che comprende ed elimina ogni rumore, lasciando intatta ed integra solo la vibrazione inaudita. Il mondo è un segreto che si svela; tu lo possiedi solo nella condivisione. Questo è il punto d’inizio e fine, in cui tu e il mondo formate il Doppio: Dio e Uomo, in un unico istante.
Nessun posto in cui andare od essere, se non Qui ed Ora. Tu sei la Sfinge muta, e sei il silenzio libero dalle parole. Presenza senza possibili schemi di riferimento.
Mauro Likar